sabato 8 ottobre 2016

Dipiazza e lo striscione per Regeni

È ovvio che non sarebbe stato uno striscione a far ottenere una verità scomoda. Tuttavia domani ci sarà la Barcolana; a pensare male si fa peccato però a volte ci si azzecca.
Oggi sui giornali locali Dipiazza  ci dice di essere nato ad Ajello e aver fatto il militare a Villa Vicentina, perché specificarlo? Che ci interesserebbe se a lui come a noi non fosse venuta in mente l'antica divisione fra friulani e triestini?
Trieste è anche il capoluogo regionale. In piazza Unità, a pochi passi c'è uno dei palazzi della Regione. Lo striscione era un simbolo importante in una delle più belle piazza d'Italia nel capoluogo di Regione, quindi. Quando per la prima volta l'ho visto esposto, ho pensato che doveva stare là e Trieste, come nella sua storia, si mostrava all'altezza di esserne il capoluogo; ma poi ci sono le meschinità della politica e pochezza dei cervelli, specie se vicino hanno denti cariati.
Lo striscione era un simbolo dei valori intorno ai quali tutti i cittadini di questa Regione a cui appartengo con orgoglio si ritrovano in questa parte d'Italia che alle divisioni etniche e campanilistiche ha pagato un alto prezzo. Dice oggi un mio corregionale: xe pol esser più mona? Che Dipiazza a mona via, come diciamo noi intendono cadere nella prima pensata più facile e spesso sciocca, faccia le cose ci siamo rassegnati per i prossimi anni, ma cedere al populismo potrà essere esaltante per una categoria di individui, tuttavia è un errore e un'offesa all'intelligenza dei cittadini della Regione e di Trieste che è cambiata e con tristezza o tipica ironia triestina commenta questo "applicarsi", come dicono a Napoli, su ciò che si dovrebbe semplicemente dare per indiscutibile.
Infine mi chiedo, pur sapendo perché, lo stesso simbolo non sia esposto sui palazzi delle altre istituzioni regionali sparsi sul territorio? Presidente Serracchiani lei che oggi commenta l'atto rifacendosi ai valori comuni dei nostri concittadini, perché?

lunedì 13 giugno 2016

Orlando, giugno 2016 perché?



Perché a me pare che tutto sia diverso sfogliando le news online e leggendo i commenti?  
Quella lontana Florida dei film e delle serie televisive con le spiagge e le palme, le camice a fiori e i pensionati che si danno alla pazza gioia, è dall’altra parte del mondo. Non è Parigi o Bruxelles. Come quando bombardano Bagdad. Così imparo che non è una questione di beduini i quali possono essere bombardati a piacere da politici senza scrupoli, bensì una questione di emisferi e chilometri.Siamo diventati così: indifferenti quasi a ciò che non ci colpisce direttamente; perchè, dopo secoli di progresso, nel secolo che ci trasporta in ogni luogo e ci porta ogni cosa, non siamo migliori?
Perché è successo in un club gay e la memoria collettiva va alle immagini di Cruising il film con Al Pacino e molti altri film e libri che hanno raccontato un aspetto della realtà omosessuale. Ecco l'imbarazzo, l'esitazione del giornalista che prima di ritrovo e dopo una millesimale pausa aggiunge gay; eppure sto ascoltando il reportage di un esperto comunicatore, direttore di testata giornalista, perchè è così goffo cercando di definire un locale nel quale gli individui si divertivano? Mi serve a confermare un’osservazione ossia che alla promiscuità eterosessuale maschile ci si passa sopra, quasi è un merito e un vanto ma quella omosessuale no, e se è femminile è peggio ancora.
Perché a nessuno passa per la testa che forse la famiglia del terrorista la butta sull’omofobia poichè gli conviene negli Stati Uniti di oggi, mutati per sempre dall’attentato alle Torri Gemelle, così da evitare lo spettro dell'estremismo islamista se non vogliono finire in un mare di guai più grande di quello in cui già sono.
Perché si parla della facilità di acquistare armi negli Stati Uniti, innegabile per altro, e non si dice che acquistate facilmente oppure no è stata una carneficina; quasi che se fosse più difficile possedere un’arma negli Stati Uniti non sarebbe successo alcunché.
Ballavano come i ragazzi del Bataclan, bevevano, forse avrebbero o avevano già fatto qualcosa d’altro che non ci piace e sul quale daremmo un giudizio morale molto severo, come avremmo potuto fare per i nostri ragazzi di Parigi. Forse come fra i ragazzi nel Bataclan, c’era qualcuno di origine mediorientale, forse qualcuno era in vacanza, certamente come i giovani del Bataclan si divertivano il sabato sera dopo una settimana di studio o lavoro. Celebravano la vita. Così come noi l'abbiamo pensata e la vogliamo.
Dunque è tutto uguale, eppure è diverso. Non proteggere o tradire i diritti e le libertà delle categorie più esposte della nostra società, che stasera sono quegli omosessuali in quel club della Florida ma sono, nel nostro Paese, anche le donne costrette al matrimonio e poi assassinate perché si sono ribellate, è tradire i nostri valori a causa dei quali veniamo colpiti così che l’attacco quasi acquista una ragione e il ferirci, colpendo i giovani come accadde al Bataclan, diventa qualcosa che ci meritiamo se il solo scriverlo non sembrasse una follia. Come invece non è una follia ciò che è accaduto in Florida; troppo facile buttarla a questo modo.

venerdì 26 febbraio 2016

Contronatura, Alfano forse?

Il primo utero in affitto, scusate l'espressione, che mi viene in mente è scritto proprio nella Bibbia: Sara che è sterile e ha 75 anni dà in moglie la schiava Agar al marito perchè partorisca per lei un figlio il quale sarà poi battezzato Ismaele. Sarà l'ha fatta grossa: in natura una donna di 75 anni non diventa madre, è appunto contronatura. Non solo, adopera il corpo di Agar che è una schiava e quindi una sua proprietà per i suoi interessi; e come se ciò non bastasse, il concepimento del bimbo, che a questo punto diventa poco più di un oggetto volendo ragionare come si ragiona in questi giorni, non avviene senza alcun contatto ma carnalmente. A farlo leggere al paladino dell'antropologia, della dignità delle donne bla bla bla che è il nostro ministro Alfano e tutti i suoi seguaci gli prende un coccolone. Ma. essendo pio e devoto, il ministro e i suoi seguaci dovrebbero ben conoscere questa storia. Se non la conoscono, escludendo un caso di amnesia a questo punto endemico, quello che si evince è che si tratta di ipocrisia.
Dalla Garzanti Lingustica contronatura è: . qualità o complesso di qualità che una cosa possiede naturalmente; specie, tipo, genere, caratteristica: la natura delle cose, delle circostanze; un problema di altra natura; questioni di natura privata.
A partire dalla storia di Sara, i figli venuti al mondo contronatura sono migliaia, appunto dalla notte dei tempi. Alla stessa maniera le coppie di genitori divenuti tali contronatura altrettanti.
Il ministro, e i suoi seguaci, non sa o piuttosto non vuole sapere che sono in maggioranza coppie eterosessuali a chiedere la maternità surrogata; se la propaganda di questi tempi non fosse quella che è su questo argomento, ne saremmo tutti più consci. Così come sapremmo che, anche qui in Italia, si dava un figlio a una coppia o parenti che non potevano concepirne; personalmente conosco individui il cui destino di neonati è stato questo. A tuttoggi, nelle zone più povere del mondo, i genitori di famiglie numerose vendono i loro figli. Ma nessuno è sfiorato da alcun fervore morale e antropologico sebbene si tratti di atti contronatura se abbiamo appena detto che la Natura aveva deciso la sterilità di quella unione eppure quei genitori le si sono opposte.
Diciamo piuttosto che si tratta di bigottismo. Del solito: dappertutto ma non nel mio giardino. Anche di razzismo perchè se a fare ciò sono quattro neri del Sud del mondo, chi se ne importa del neonato e del corpo delle donne, mica sono donne e neonati quelli! Diciamo che si tratta di omofobia e non del rispetto del destino e delle vite dei già nati 500 e più bambini concepiti con la maternità surrogata. Diciamo che non ce ne importa un fico secco del corpo delle donne ma lo consideriamo ancora qualcosa di cui disporre secondo il nostro bigottismo e paure, ignorando che ci sono maternità surrogate in cui le donne coinvolte lo fanno assolutamente per libera scelta, perciò vogliamo disporre anche della loro libertà di scegliere, perchè disponiamo di loro. Come disponiamo dei padri di questi bambini che a questo punto consideriamo poco più di animali i quali non hanno avuto alcun problema a sapere che il loro figlio è nato dal corpo non della loro moglie o compagna, poichè è evidente sono inseminatori pazzi e senz'anima. Ah è ovvio che i maschi omosessuali divenuti padri in questo modo non si sono fatti alcuno scrupolo, perchè si sa odiano le donne.
La miseria umana e la ferocia del pregiudizio e del bigottismo che in questi mesi abbiamo visto è stata scioccante, di una violenza indicibile. Ne fanno le spese i bambini, i più deboli come sempre, ma zitti: si è solo voluto garantire loro un padre e una madre come Natura comanda. Che ci importa se alcuni padri e madri li picchiamo e li maltrattano, e un giorno dovessero sapere che i loro figli sono omosessuali li rinnegano, sono figli in una coppia composta da un maschio e una femmina.
Il nostro Presidente del Consiglio neanche fosse la scrittrice di romanzi rosa ha twittato: ha vinto l'amore. Ma quale amore! E perchè l'amore? L'amore non deve vincere una legge, l'amore qualsiasi esso sia è un fatto privato. Doveva invece vincere il diritto degli individui e la competenza della politica che pone insieme e regola l'evidenza e le necessità dei suoi cittadini. Ma se un ministro della Repubblica parla di contronatura non solo dice una capronata ma soprattutto non ci sarà legge che sia una vittoria e sconfigga, cambiando la cultura di un intero popolo, l'omofobia che marchia la vita di parte dei cittadini di cui è ministro.
Tant'è che mi viene da dire: forse qualcosa di contronatura anche qui c'è.
Proseguendo con i contro, potrei dire: è controvoglia che mi metto a ragionare con i bigotti e gli ipocriti ma non lo dico seriamente come il ministro non voleva dire seriamente contronatura.

mercoledì 27 gennaio 2016

27 Gennaio 2016 - Nel Labirinto del Silenzio

È stato un caso che oggi, la Giornata della Memoria, abbia visto quel film che avevo sulla scrivania da diverso tempo: il Labirinto del Silenzio del regista Giulio Ricciarelli nato a Milano e cresciuto in Germania, attore che ha realizzato con questo film la sua prima regia.
Il film è bellissimo, ve lo consiglio caldamente. È stato geniale lasciare in alcune scene spazio al silenzio, appunto, piuttosto che ripetere ciò che ormai risaputo, atroce nella millenaria storia di violenza e sangue del genere umano.
Si sta dimenticando tutto, è una delle frasi di una sceneggiatura efficace. Si stava dimenticando tutto, ed era il 1963.
Si sta dimenticando tutto, anche ora, o forse si è già dimenticato il senso profondo di quell'immane atrocità che furono i campi di sterminio, le persecuzioni razziali e il regime nazista.
Nel film il giovane avvocato chiede ai personaggi intorno a lui, di cui alcuni giovani, cosa sappiano di Auschwitz e tutti rispondono: niente.
Niente, non stento a credere che sarebbe la risposta dei nostri giovani di oggi; smemoratezza, negazionismo, ignoranza hanno già prodotto i loro frutti. Il resto lo farà il tempo venendo a mancare chi visse quella tragedia e noi, i miei coetanei, che finora hanno riportato i ricordi di nonni e genitori.
Io non so se nella storia si ripeterà quello che accade. Si dice: mai più; ma non sono certa basti. Tendo a credere che sì, succederà di nuovo come prima era già stato. C'erano già stati altri stermini nella storia del genere umano. Quello che ha di folle e tremendo quanto accadde mezzo secolo fa, è la sistematicità e il metodo. Quello che ricordando quello sterminio additiamo come disumano non è che sia stato fatto a un intero popolo o categoria di persone, di per sé già una sufficiente aberrazione, ma che l'essere umano sia stato capace di una cosa simile, e quindi la disumanità forse non esiste.
Hitler fu sottovalutato. Per anni si è sottovalutato il pericolo di Daesh, anzi la si è adoperata per certi interessi come si fece a quel tempo con il dittatore tedesco. Allora era il popolo ebraico, mentre oggi è l'Occidente con le sue tante razze ed etnie, le sue libertà e i suoi valori a volte incoerenti. In quegli anni gli ebrei erano la colpa di tutto. Nei nostri anni gli immigrati sono la sua causa dell'incapacità dei governi di amministrare e provvedere ai bisogni dei loro cittadini. Si potrebbero fare decine di analogie.
Spero nella Memoria ma non sono sicura che basti però, in questo giorno dopo un anno che ha cambiato l'Europa e cambierà le nostre vite, mi dico che non bisogna smettere di voler sapere cosa accadde.

lunedì 23 novembre 2015

I gatti di Bruxelles







Questo stupendo micetto con il papillon sarebbe Elio Di Lupo, ex premier belga. Mi sono sbellicata dalle risate e intenerita per il micetto; adoro i gatti così simili a noi.
In questo momento, mentre la capitale belga è blindata e la polizia ha chiesto di non twittare nulla riguardo quello che sta accadendo nelle vie del centro e negli altri quartieri di Bruxelles, un belga e con lui molti altri hanno innondato Twitter di foto di gatti, gattini, seccati, annoiati perché non possono uscire. Chi l'ha fatto, ha riassunto in un gesto il meglio di quest'Europa: la libertà da cui hanno origine l'ironia, il coraggio pur nella nostra paura, la fantasia, il gioco, sintetizzando solo una piccola parte delle ragioni per cui siamo odiati a quel modo.
Dai fatti di Parigi, si continua a ripetere che questo è un attacco alla nostra libertà, a me pare invece un attacco alla nostra ingiustizia che speriamo non sfoci nell'ostracismo assoluto ai cittadini europei islamici, poiché in questo modo non si farebbe altro se non il gioco dei terroristi i quali hanno pianificato una stretegia di contrapposizione fra le nostre diverse culture di cui una guerra civile in Francia o nell'intero continente europeo sarebbe l'ultimo auspicabile risultato.
Ieri migliaia di cittadini islamici italiani sono scesi in piazza per chiedere ancora, per l'ennesima volta scusa. È stato loro chiesto di non proteggere o nascondere alcuno, di vigilare e parlare loro per primi.
Noi italiani conosciamo questa domanda che poniamo sempre alle persone vittime delle mafie e sappiamo che, pur vittime, tacciono per timore della loro stessa vita; come accadrebbe a loro: verrebbero giudicati miscredenti da punire con la morte.
La stessa cosa accadde al tempo delle Brigate Rosse che riuscirono a sconfiggere solo quando nelle fabbriche e in ogni luogo dove quei nostri terroristi credevano di avere consenso, cominciò invece la rivolta e si cominciò a indicare, a dire, a parlare; chi lo fece, ci rimise la vita. Questi sono eroi. Questi lo sarebbero. Quei cittadini agirono così per la libertà della nostra vita, quella di ogni giorno, quella colpita a Parigi; e per giustizia.
Gli islamici in Italia spesso sono scappati da regimi tirannici, cercando da noi quella libertà che nel loro Paese non avevano, sperando di essere giunti in un Paese migliore in cui crescere i loro figli e vivere la loro vita. Ora, se li ritrovano qui, alle calcagna e nell'ingiustizia che troppo spesso subiscono in questa Europa, nelle teste dei loro figli si apre quello spiraglio entro cui entrano le parole delle medievali e folli teorie dell'estremismo religioso.
Pensatevi in un altro stato, non vorreste integrarvi se questo significasse perdere la vostra identità culturale, vorreste solo e semplicemente avere dignità in cambio del rispetto delle leggi e della cultura della nazione in cui vi trovate; ma rimarreste sempre e comunque italiani, come ci sono gli italiani d'America, dell'Australia ecc.
Io chiedo scusa agli ebrei per le leggi razziali. Chiedo scusa per le Crociate, l'Inquisizione, la pedofilia impunita nella chiesa cattolica, Wojtila sul balcone con Pinochet e come trattò monsignor Romero, le ingerenze negli affari politici dello stato italiano che negano i diritti alle persone, un infinito elenco; pur non essendo cattolica, anzi queste sono proprio le ragioni per cui mi sono allontanata dalla chiesa. A proposito, 129 vittime sono state un pugno abbastanza forte?
E indico quelli della mia cultura e nazionalità che spargono odio, fomentano l'intolleranza, cavalcano l'ignoranza con titoli di giornali, proclami nei comizi, chiacchiere smisurate nelle quali loro stessi non credono, come non credono in nulla questi terroristi, eppure ripetono e ripetono esponendoci a un rischio immane; lo fanno per vendere più giornali, avere più voti, scaldarsi il culo sulle poltrone dei talk show ed essere invitati a sproloquiare a destra e a manca, nella società dell''immagine è il massimo; tornaconto, tirando le somme. Lo stesso rischio a cui prima ancora ci hanno esposto i nostri governanti con la loro miopia, incapacità, avidità di consenso elettorale; eppure non ci separiamo da loro né mai lo faremo dalla ragione in virtù della quale sono là: la Democrazia. Questa Democrazia che 60 anni fa è costata milioni di vite, italiane e di tutto il mondo.
Quello che stiamo vivendo non finirà in una settimana, mese o anno, e avrà ripercussioni sulla nostra vita sociale, economica, politica: sulle nostre vite in ogni loro aspetto e soprattutto su quelle che verranno; nel dolore, immane come quello di Parigi, si cambia; come si cambia dipende dalla qualità, la grandezza, lo spessore di quello che eravamo prima. La Francia farà i conti con i suoi problemi interni, come noi in Italia e il resto dell'Europa. Si sapranno e si comprenderanno gli errori madornali compiuti già 60 anni fa, e ripetuti in una coazione che non ha per motivo solo la miopia politica e storica. L'Islam farà i conti con sé stesso e, poiché si tratta di una cultura ricchissima, il totale non sarà questo massacro di valori e speranze.
Oggi nella versione online di un quotidiano nazionale appare la lettera di una ragazza musulmana e italiana che scrive di voler difendere il suo Paese, l'Italia. Ha 22 anni e vuole rimanere una donna libera in questo paese. Fra le vittime del Bataclan ci sono 10 musulmani di Francia. A Parigi è morta anche una giovane italiana: un esempio dei giovani italiani migliori. La sua famiglia ci sta dando una lezione di dignità.
Questa non è una guerra fra culture bensì una guerra fra la cultura della morte, dell'oscuratismo, dell'abuso e quella della libertà. Ma non è un attacco alle nostre libertà ma alla nostra ingiustizia che infanga i nostri valori. Se li abbiamo, come li ha la comunità islamica, crediamoci e pratichiamoli. Non è giustizia far dormire gli immigrati sulle sponde dell'Isonzo come non lo è accogliere chiunque magari privando del nostro soccorso chi ne ha veramente bisogno; ma il denaro dell'Europa e dell'Italia è stato speso in privilegi incomprensibili, rubato alla sicurezza e al welfare, sperperati in progetti insensati; è questo il problema. Soprattutto il denaro è stato e continua a essere accumulato da pochi per i quali valiamo meno di niente noi nelle vie di Roma come loro nelle sabbie del deserto. Per accogliere bisogna togliere risorse a chi è stato abbattuto, qui, nelle nostre nazioni, da una crisi economica che ha ucciso vite, speranze di chi non è più giovane e il futuro di chi giovane lo è; un'intera generazione persa, lo spettro della povertà sulle nostre nazioni, un fiume di rabbia; non è guerra questa?
Allo stesso modo in cui noi dobbiamo spiegare tanta commozione per Parigi ma non per Beirut o i morti dell'aereo russo, o la strage in Mali. Ci spieghino perchè tanta indignazione per le vittime in Palestina e non per lo sterminio e l'assedio di Sarajevo o di Srebenica: perchè piaceva a qualcuno fossero annientati?
Noi cresciuti nella tecnica e in un senso di onnipotenza ci lasciamo impressionare solo quando la morte la vediamo vicino: ci sciocca la morte di un genitore o di un amico o di parente, molto meno quella di una persona che non conosciamo, e per nulla se nulla abbiamo in comune. La morte che rimuoviamo con ogni mezzo, ci sconvolge e si ricorda a noi stessi quando ci colpisce nei luoghi in cui viviamo e dove solitamente non pensiamo alla morte: una sala da ballo, un cinema, l'autobus, mentre camminiamo per mano a chi amiamo perchè l'amore è esorcizzare la morte.
Sento i miei vicini musulmani, ai quali non rivolgo la parola non per razzismo ma semplicemente perchè non ho confidenza, dire: la terra è di Dio. Nel nome di nessun Dio – ebreo, cattolico, muslmano o altro – si può fare alcun terrorismo o guerra. Perché non abbiamo pensato, non abbiamo un misterioso bisogno di pensare, un Dio per seminare morte bensì perché abbiamo necessità di misericordia e pietà quando le nostre vite sono tremende e incomprensibili, a partire dal perché siamo qui e come possiamo vivere nel migliore dei modi, tutti insieme, finché arriverà la morte, lasciando un mondo migliore a chi avrà la fortuna di partire per il viaggio della vita.
Pace, vi prego Pace; o ci stermineremo uno con l'altro, confermandoci come la specie più stupida perché non ha saputo usare e onorare i doni di Dio: l'intelligenza e la memoria, la creatività oltre il semplice bisogno.